Tatsuo Susuki 05.03.2008 La leggenda Tatsuo Susuki in Italia con Hiroji Fukazawa per far rivivere il tradizionale Il Wado ryu, uno degli stili un tempo più diffusi al Mondo, oggi, specie in Europa, attraversa un profondo periodo di crisi. Dopo la morte ...di Hironori Otzuka in molti, compreso suo figlio, hanno tentato di raccoglierne l’eredità. I risultati sono stati deludenti, anche perché quasi tutti hanno tentato di modificare uno stile bellissimo immettendo varianti, per lo più di ju jitsu, che nulla hanno a spartire con lo stile originale. Non a caso proprio il figlio di Otzuka, Jro, ebbe a dichiarare in un’intervista: “… il mio wado non è karate”. Un uomo solo è rimasto fedele al wado ryu tradizionale, quello originale, quello che ha permesso a tanti atleti di laurearsi campioni d’Europa e del Mondo non solo nel kumite ma anche nel kata; a caso un esempio, la splendida Marina Sasso. Il suo nome è Tatsuo Suzuki, 8° dan hanshi, la leggenda di un wado che non muore. Il maestro Susuki ha il grande inestimabile merito di non avere fatto nulla. Non ha cambiato niente rispetto a quanto il mitico Otsuka gli aveva tramandato quale allievo diretto. Non ha inventato fantasiose interpretazioni. Non ha modificato i kata, non ha variato i kihon. Oggi l’insegnamento di Suzuki è esattamente quello di un tempo, quello che ha e portato il wado ai vertici prima in Giappone e poi nel resto del Mondo. Oggi sensei Tatsuo Suzuki è a capo di una sua organizzazione, la Wado international karate do federation estesa in tutto il Mondo e degnamente rappresentata in Italia dalla Wikf-Italia. Dal mese di novembre 2004 Tatsuo Suzuki, con il suo chief instructor Hiroji Fukazawa, 7° dan, responsabile del wado in Francia, collabora con la Fesik a un progetto volto a un ritorno alle origini: un wado puro che risollevi nella Fesik e in tutta Italia questo storico stile. Una decisione nata dai rapporti di stima con il presidente Henke e dalla possibilità per tutti gli atleti di partecipare nella Fesik a gare di stile separate: un wado che gareggia da solo, senza doversi confrontare con altri stili più considerati nel kata, è un wado al quale vengono aperte le porte di una possibile rinascita. Nella Fesik sensei Suzuki ritrova due suoi fedeli allievi: Massimo Ravera, 6° dan , membro della commissione tecnica nazionale wado Fesik, e Aurelio Verde, 6° dan, entrambi aderenti sia all’organizzazione guidata dal presidente Carlo Henke come alla Wikf-Italia. A questi uomini, al consigliere federale Francesco Bonizi e a Marco Mutascio, rispettivamente presidente e membro della commissione tecnica nazionale wado Fesik, per non parlare di Fausto Freddi Minerba e di tutti i maestri e istruttori che non hanno rinnegato la tradizione, il compito di far rivivere in Italia la leggenda del wado ryu, uno stile che non deve morire. |